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Riflessioni sull’inclusione: un resoconto dal webinar sul linguaggio inclusivo

Immagine del redattore: Fondazione RigelFondazione Rigel

Il 16 gennaio si è tenuto il webinar "Quindi non si può più dire niente?", condotto dalla business writer Annamaria Anelli, che si è data come missione “aiutare le aziende a prendersi cura delle persone, con la scrittura”.



L'evento, con oltre 600 partecipanti, ha acceso un vivace dibattito sul linguaggio inclusivo, un tema che spesso suscita reazioni polarizzate. Annamaria Anelli, con grande equilibrio e esempi concreti, ha guidato i partecipanti in una riflessione sul potere delle parole e sull'importanza del rispetto nella comunicazione.


Come Fondazione Rigel, impegnata nella promozione di una cultura del rispetto e dell'inclusione, crediamo sia fondamentale andare oltre le polemiche, per cogliere la vera essenza del linguaggio inclusivo: uno strumento per costruire una società più equa. In questo articolo, approfondiremo il significato dell'inclusione, il ruolo del linguaggio nel plasmare la realtà e l'importanza di un impegno concreto per una società più giusta.


Cosa significa "inclusione"?


La parola "inclusione" è troppe volte utilizzata in modo superficiale rischiando di banalizzarne il significato e trasformandola in un'etichetta vuota. Ma cosa significa veramente "inclusione"?


Inclusione è creare uno spazio dove ognuno si senta accolto, valorizzato e libero di esprimere sé stesso, indipendentemente dalle proprie caratteristiche. Significa:


  • Andare oltre la tolleranza: Non si tratta solo di "sopportare" la diversità, ma di accoglierla e valorizzarla.

  • Creare un senso di appartenenza: Far sì che ogni persona, indipendentemente dalle sue caratteristiche, si senta parte integrante di un gruppo, di una comunità, della società.

  • Garantire pari opportunità: Offrire a tutti le stesse possibilità di accesso all'istruzione, al lavoro, ai servizi, alla vita sociale e politica.

  • Rimuovere le barriere: Eliminare gli ostacoli (fisici, sociali, culturali) che impediscono la piena partecipazione di alcune persone.

  • Promuovere la partecipazione attiva: Favorire il coinvolgimento di tutte le persone nelle decisioni che le riguardano.


Inclusione non è:


  • Uniformità: Non si tratta di appiattire le differenze o la ricchezza del linguaggio.

  • Assistenzialismo: Non si tratta di "fare del bene" agli altri, ma di creare le condizioni perché ogni persona possa esprimere il proprio potenziale.

  • Un'etichetta di marketing: L'inclusione non è uno strumento per migliorare l'immagine, ma un valore fondamentale.


Il rispetto relazionale: fondamento dell'inclusione


L'inclusione autentica si basa sul rispetto relazionale, ovvero sulla capacità di riconoscere e valorizzare l'unicità di ogni persona. Ascolto attivo, empatia e dialogo sono fondamentali. Il rispetto relazionale si nutre di gesti concreti: usare un linguaggio che non offenda o escluda ed essere disposti a mettere in discussione i propri pregiudizi.


Il ruolo del linguaggio


Le parole che scegliamo possono ferire o possono includere, possono creare muri o costruire ponti. Il linguaggio promuove il rispetto relazionale e l'inclusione. Un linguaggio inclusivo non si limita a evitare discriminazioni o discussioni, ma crea un clima di comprensione reciproca.


Il sessismo nella lingua italiana


La lingua italiana porta ancora i segni di una cultura che non sempre riconosce pari dignità e opportunità a uomini e donne. Esempi di questo "sessismo linguistico" sono:


  • L’Invisibilità delle donne: L'uso del maschile come "neutro" rende spesso le donne invisibili. Pensiamo a espressioni come "l'uomo della strada" o "i diritti dell'uomo". Chi rappresenta veramente questo "uomo"?

  • Gli Stereotipi di genere: La lingua è piena di espressioni che riflettono stereotipi di genere, come "fare la femminuccia" o "essere una donnicciola". Queste parole, anche se usate con leggerezza, contribuiscono a rafforzare l'idea che le donne siano meno capaci o meno forti degli uomini.

  • Le Discriminazione nel lavoro: La resistenza all'uso del femminile per i titoli professionali ("la ministra", "l'avvocata" e non invece per “cuoca” o “infermiera”) mostra come la lingua possa riflettere e perpetuare disuguaglianze.


Verso un linguaggio inclusivo: la posizione della Fondazione Rigel


La Fondazione Rigel promuove un uso consapevole della lingua. Consigliamo:


  • Usare sempre il femminile e il maschile, sia per i titoli professionali che nel linguaggio quotidiano. Ad esempio: "Il Direttore Generale” e "La Direttrice Generale”.

  • Scegliere parole che non escludano nessuno Ad esempio "persone" invece di "uomini".

  • Usare lo sdoppiamento "care colleghe e cari colleghi" per dare pari valore a uomini e donne.

  • Privilegiare un linguaggio chiaro e accessibile a tutti, nel rispetto della grammatica italiana. Asterischi e schwa nascono da buone intenzioni, ma rendono i testi difficili da capire, per chi ha problemi di lettura, come ad esempio le persone con dislessia.


La Fondazione Rigel è convinta che un linguaggio inclusivo è un linguaggio che unisce. È un processo dinamico, non un punto di arrivo. È un percorso in continua evoluzione, che richiede adattamento e attenzione alle mutevoli esigenze delle persone e della società. L'inclusione non si manifesta solo a parole, ma si traduce in azioni concrete.


Dalla certificazione di genere all'inclusione quotidiana


La Fondazione Rigel supporta le organizzazioni nel percorso di certificazione sulla parità di genere; ma l'impegno per l'inclusione va oltre l'ambito lavorativo. Possiamo contribuire a creare una società più inclusiva:


  • Ascoltando con attenzione le voci di tutte le soggettività.

  • Mettendo in discussione i propri pregiudizi e aprirsi al confronto.

  • Agendo con rispetto ed empatia, trattando le altre persone come vorremmo che trattassero noi.


Conclusione


È importante riflettere sui nostri comportamenti e impegnarci per un'inclusione autentica, che parta dalla consapevolezza e si traduca in azioni concrete.


È il momento di passare dalle parole ai fatti. L'inclusione non si crea da sola, ognuno di noi ha un ruolo da giocare. La Fondazione Rigel è impegnata in questo percorso, e invita tutti a fare la propria parte.


Unisciti a noi per scoprire come contribuire a una società più inclusiva.


Abbiamo un obiettivo-missione: un futuro in cui l'inclusione sia un dato di fatto.



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